• GALANTIN, NEGOZZI DE CORNIS


    Di vòlt l'incontri, in gir per il rion,

    dolza e composta come 'na Madònna,

    la va per commission...

    anca se del negozzi l'è la padròna.

    Negozzi? Sì, negozzi de cornis,

    via Pezzotti, in front al Campanin.

    Férmes on momentin,

    férmes e guarda denter: sora i mur

    ricamm, fotografii, stamp e pittur

    fan bella móstra, spetten la cornis...

    Lee, la Rachele, cont el coo piegaa

    sora el bancon, la truscia*, la pessega*,

    arent arent on omm

    on fior de stazza* e on para de barbis

    che indeperlor guarnissen* la bottega!

    Ona bottega, vegnì e vedarii

    'n doe se sgobba de mattina a sera,

    'n doe el client el resta ben servii,

    chi ven 'na volta, torna volentera,

    per l'onestà, l'impegn, la precision,

    tutt robb che al dì d'incoeu

    finissen maneman in del ballon*.

    E mì, se fussi bòna,

    je mettaria lor duu in d'ona cornis,

    la Rachele in poltròna,

    e lù vesin vesin,

    de fagh fina i galitt cont i barbis!

     

  • GALANTIN, NEGOZIO DI CORNICI


    A volte la incontro, in giro per il rione,

    dolce e composta come una Madonna,

    che va per commissioni...

    anche se del negozio è la padrona.

    Negozio? Sì, negozio di cornici,

    via Pezzotti, di fronte al campanile.

    Fermati, un momentino,

    fermati e guarda dentro: sopra i muri

    ricami, fotografie, stampe e dipinti

    fanno bella mostra, aspettano la cornice...

    Lei, la Rachele, con la testa piegata

    sopra il bancone, si da da fare, affrettandosi,

    e vicino a lei un uomo

    robusto e con un paio di baffoni

    che da soli ornano il negozio!

    Un negozio, venite a vedrete

    dove si lavora da mattina a sera,

    dove il cliente resta contento del lavoro,

    chi viene una volta, ritorna volentieri,

    per l'onestà, l'impegno, la precisione,

    tutte cose che al giorno d'oggi

    finiscono man mano per finire nel nulla.

    E io, se fossi capace,

    metterei loro due in una cornice,

    la Rachele in poltrona,

    e lui vicino vicino,

    da fargli il solletico con i baffoni! 

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    Ada LauziNata a Milano nel 1928 da genitori lombardi. Innamorata della sua città di cui ricorda, fin dalla sua primissima infanzia di piccola “orfana di madre”: i “Brumm”, i “spazzacamin”, i “Gigi de la gnaccia”, i “Ghisa cont i barbis”, personaggi illustrati nelle sue poesie. In seguito, approfondendo presso il Circolo Filologico Milanese lo studio della letteratura milanese, delle forme di metrica e stilistica, dei grandi poeti milanesi (dal ’300 ai nostri giorni),è giunta a proporre oggi soprattutto con spirito meneghino i suoi pensieri in poesia.Ada Lauzi ci dice così: “Ho subito amato sin da piccola il dialetto milanese, ho imparato la lingua della mia città per strada, sui ballatoi delle case di ringhiera. Si rideva, si chiacchierava, si litigava. Me le ricordo ancora adesso le urla da finestra a finestra. Burrasche che si concludevano quando le donne rientravano in casa per riscaldare il minestrone. E i padri rientravano dal lavoro lasciando le biciclette nei cortili, che sapevano di ritrovarle, senza doverle chiudere con il lucchetto. Le mie poesie non vogliono essere un saggio letterario, ma solo un atto d’amore per la mia adorata città, “per el mè Milan”, Una raccolta di pensieri scaturiti da ricordi, emozioni, gioie e sofferenze da me profondamente vissuti oltre, ovviamente, a qualche nota scherzosa, in rispetto all’equilibrio”.

     

    Alcuni chiarimenti del testo: ( * )

    ...truscia... si da da fare. ...la pessega… si affretta. ...fior de stazza… robusto. ...guarnissen… ornano. ...in del ballon… finire nel nulla